Estratto “Non c’è più niente da fare”. Questa frase così lapidaria sembra sancire che l’universo di bisogni dei malati inguaribili e delle loro famiglia sia altro rispetto al campo d’azione della Medicina. Quando il medico alza la bandiera bianca e si dichiara, oltre che impotente, quasi estraneo alla situazione che si sta delineando, sembra voler...
Estratto
"Non c'è più niente da fare". Questa frase così lapidaria sembra sancire che l'universo di bisogni dei malati inguaribili e delle loro famiglia sia altro rispetto al campo d'azione della Medicina. Quando il medico alza la bandiera bianca e si dichiara, oltre che impotente, quasi estraneo alla situazione che si sta delineando, sembra voler dire "se non posso guarirti, non ho ragioni per continuare a mettere la mia arte a tua disposizione". Ecco allora che le cure palliative raccolgono quella parola ("niente") e la esplodono nei suoi mille aspetti e significati. Si tratta di raccogliere la pietra scartata dai costruttori e farne una testata d'angolo. La riflessione terapeutica prende origine dal punto in cui so di non avere a disposizione nessuna terapia in grado di guarire.Quarta di copertina
Con questo libro, appassionante e coinvolgente come un romanzo, seppur rigorosamente scientifico nei suoi presupposti, il dottor Vacondio vuole introdurci a una realtà ancora poco nota al grande pubblico: quella delle cure palliative nei trattamenti di fine vita per i malati terminali. E lo fa con un umanità, una sincerità e un'empatia che difficilmente siamo portati ad associare al mondo della Medicina. Il racconto delle sue esperienze professionali, del suo rapporto con i suoi pazienti e i loro famigliari, l'incontro/scontro quotidiano con la sofferenza, il dolore e la morte (ma anche con la speranza e con Dio), si alternano alle testimonianze epistolari di alcuni dei malati da lui incontrati in questi anni, e ci introducono al concetto rivoluzionario di "Medicina scalza": una Medicina priva di saccenza e arroganza; una cura che si muove sulle corde di quella sensibilità che solo i piedi nudi consentono.Paolo Vacondio
Paolo Vacondio nasce a Modena il 21 aprile 1965. Dopo la maturità scientifica presso il Liceo Formiggini di Sassuolo, si iscrive alla facoltà di Medicina dell'Università di Modena. Laureatosi nel 1990, intraprende la scuola di specializzazione in Malattie Infettive presso lo stesso Ateneo. In quegli anni svolge anche il Servizio Civile presso una casa alloggio per malati di AIDS e avvia una piccola unità di Assistenza Domiciliare a loro dedicata. Parallelamente lavora come medico presso il carcere di Modena, esperienza che viene completata dal conseguimento di un perfezionamento universitario in Medicina Penitenziaria e dal diploma di specializzazione in Criminologia Clinica.…
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