Incipit L’avventura cominciò qualche anno dopo che egli se n’era, finiti gli studi, tornato a casa. Fece molto rumore in paese. La gente aveva avuto fino allora di lui un certo diffidente rispetto come per uno che è d’altra razza che noi: che opina e fa diversamente da noi, che non si cura di noi,...
Incipit
L'avventura cominciò qualche anno dopo che egli se n'era, finiti gli studi, tornato a casa. Fece molto rumore in paese. La gente aveva avuto fino allora di lui un certo diffidente rispetto come per uno che è d'altra razza che noi: che opina e fa diversamente da noi, che non si cura di noi, ma di cui qualcosa precisamente di male nessuno può dire. Vivendo senza fissa occupazione nell'agio noncurante e discreto di una famiglia di patrizi antichi, i saggi mercanti, i vari ragionieri guadagna-denaro della città dicevano di lui che perdeva il suo tempo. "E che fa? Perde il suo tempo". Le vecchie signore beghine, i fabbriceri ed il parroco sebben si togliesse sempre con rispetto il cappello quando passava il Santissimo (ma c'erano invece in paese gli spiriti forti che lo calcavano fieri e feroci fino agli orecchi); e venisse spesso in chiesa alla messa e ci stesse come si deve serio senza fare alle occhiate e ai segnali colle ragazze in parata (ci van perciò appunto i giovani la domenica in chiesa), sospettavan di lui.Quarta di copertina
A cento anni dalla prima pubblicazione esce una nuova edizione de Il peccato di Giovanni Boine, uno dei romanzi più originali della letteratura italiana di ini¬zio Novecento. La nuova edizione, con una introduzione dello scrittore Eraldo Affinati, esce all'interno della collana Kufferle di Incontri Editrice, curata da Nicola Caleffi e Guglielmo Leoni e dedicata alla riscoperta di testi "straordinari" meritevoli di nuova vita editoriale e attenzione. Boine fu una delle figure più ori¬ginali dell'Italia letteraria di inizio Novecento: di formazione filosofica, con una fortissima sensibilità mistico-religiosa, polemista, legato al gruppo degli intellet¬tuali della rivista "La Voce", questo giovane, talentuoso e tormentato scrittore, nato nel 1887 a Finalmarina e morto di tubercolosi a Porto Maurizio nel 1917 a neanche trent'anni, pubblicò il romanzo breve Il peccato a puntate tra il 1913 e il 1914; l'edizione in volume uscì appunto nel 1914. Scritto in prima persona in una sorta di flusso di coscienza visionario, sospeso tra misticismo e decadentismo, il libro narra dell'amore scandaloso fra il protagonista, evidente alter ego dell'auto¬re, e una giovane suora, in una vicenda che mina alle fondamenta le convenzioni sociali.Recensione
la vera forza del romanzo, come sottolinea Affinati, "è nella qualità assolutamente originale della scrittura e nel ritmo prodigioso che la sostiene", elementi che ne fanno un'opera capace di infondere parole nuove nella letteratura italiana del ventesimo secolo, lontana da ogni provincialismo e prossima ai territori della migliore narrativa europea di inizio Novecento, da Joyce a Rilke a Mann. Da un certo punto di vista, Il peccato fu per la prosa del nostro paese quello che i Canti orfici di Dino Campana, che Boine conosceva e apprezzava, furono per la poesia: un'opera di profonda rottura che rimetteva la letteratura italiana al centro della scena europea. Non a caso nel corso dei decenni il romanzo ha trovato celebri estimatori, da Italo Calvino che lo riteneva "uno dei libri più belli del primo Novecento italiano" e lo inserì nella collana einaudiana delle "Centopagine" a Claudo Magris (un "vero, piccolo capolavoro"). L'opera di Boine, nota ancora Eraldo Affinati nella sua introduzione, è dunque "una delle esperienze espressive più intense che ci è dato ricordare: pochi, come lui, nello straordinario panorama del Novecento italiano, hanno potuto dare sfoggio, in pari misura, del prestigio stilistico di cui erano dotati, insieme alla densità speculativa che ne scaturiva".ISBN : 9788896855553
Pagine : 123
Giovanni Boine
Giovanni Boine fu uno degli intellettuali più eminenti ma anche atipici del gruppo "vociano". Ligure per nascita, studiò a Milano dove s'iscrisse, nell'anno accademico 1906 -1907, alla Regia Accademia scientifico-letteraria ed ebbe, come compagni di corso, Clemente Rebora e Antonio Banfi. Soggiornò anche a Parigi dove approfondì gli studi filosofici.
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